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Step #07 - Il mito

Le piramidi, porte per le stelle

Alcuni studi suggeriscono che le piramidi della IV dinastia, costruite quasi cinquemila anni fa, potrebbero avere un orientamento stellare, legato alla permanenza del defunto faraone nell’oltretomba.

Gli egizi furono grandi osservatori del cielo. Il loro sistema di misurazione del tempo ha dato origine al calendario solare che sta alla base del nostro, e poiché il firmamento era strettamente legato alla religione, tracciarono una mappa stellare completa. Allinearono i templi in cerca di Maat, la divinità che rappresenta l’ordine cosmico, e a tale scopo perfezionarono i loro schemi di orientamento.
Piramide di Chefren, a Gisa

L’intimo rapporto tra cielo e terra si manifesta anche nell’orientamento delle piramidi. È infatti risaputo che queste costruzioni, in particolare quelle erette nella piana di Giza dai faraoni Cheope, Chefren e Micerino intorno al 2550 a.C., sono rivolte verso i quattro punti cardinali. Come gli egizi abbiano ottenuto questo risultato è una delle questioni più dibattute nella storia dell’egittologia.L’intimo rapporto tra cielo e terra si manifesta anche nell’orientamento delle piramidi. È infatti risaputo che queste costruzioni, in particolare quelle erette nella piana di Giza dai faraoni Cheope, Chefren e Micerino intorno al 2550 a.C., sono rivolte verso i quattro punti cardinali. Come gli egizi abbiano ottenuto questo risultato è una delle questioni più dibattute nella storia dell’egittologia.

L’attrazione di Meskhetyu

Gli egizi chiamavano con il nome Meskhetyu il Carro, le sette stelle più luminose della costellazione dell’Orsa Maggiore. Era rappresentato da una zampa di toro o da una sorta di ascia utilizzata nella cerimonia dell’apertura della bocca, rituale con il quale si restituivano i sensi alla mummia del defunto. L’importanza di Meskhetyu è sottolineata fin da tempi molto antichi, come dimostra la sua presenza nei Testi delle piramidi, l’insieme di scritti religiosi più antichi dell’umanità, chiamati così perché ritrovati nelle camere funerarie di numerose piramidi dal 2300 a.C. Vi si legge: «Io sono colui che [...] le due Enneadi sono state purificate per me in Meskhetyu, l’imperitura», parole che riflettono il desiderio del re defunto di viaggiare nel firmamento e diventare una delle “stelle imperiture” o immortali: le stelle circumpolari, le quali, a differenza delle altre, sono sempre visibili nel cielo notturno. Questa idea risalirebbe almeno all’inizio dell’Antico Regno, come ha constatato l’autore di queste righe nella piramide a gradoni del re Djoser a Saqqara, costruita intorno al 2650 a.C. Ma forse la medesima idea riflette tradizioni molto più antiche, come quelle del periodo Predinastico, del 3100 a.C.

[Dopo la morte, il faraone si sarebbe stabilito in cielo, tra le stelle circumpolari]

Lo stretto legame di Meskhetyu con la regalità e il mondo celeste ha però anche un’altra valenza. In un’iscrizione nel tempio di Edfu, del III secolo a.C., si legge: «Guardando Meskhet[yu], ho stabilito i quattro angoli del tempio di sua maestà»; ciò significa che il tempio fu orientato nella direzione in cui Meskhetyu era visibile all’orizzonte. L’orientamento si effettuava mediante la cerimonia della «tensione della corda», nella quale il re, accompagnato dalla dea del calcolo del tempo e della scrittura, Seshat, fissava l’asse e il perimetro di un tempio effettuando particolari osservazioni, sicuramente di carattere astronomico.

In realtà, l’osservazione delle stelle e degli altri corpi celesti allo scopo di orientare gli edifici sacri si riscontra fin dagli albori della civiltà egizia, così come la cerimonia stessa della tensione della corda, che è citata negli annali di un sovrano della I dinastia. In particolare, Meskhetyu avrebbe potuto essere sempre il riferimento degli egizi per stabilire gli orientamenti meridiani, basati sugli astri che sono visibili su un meridiano (la linea immaginaria che scorre da nord a sud e divide la volta celeste in due metà, quella orientale e quella occidentale).

Una scoperta fondamentale

Negli anni ’80 dello scorso secolo, l’astronomo Steven C. Haack scoprì che gli errori nell’orientamento delle piramidi della IV dinastia e di alcune precedenti e successive sembravano seguire una correlazione temporale. Le piramidi più antiche erano orientate in maniera peggiore di quelle successive, ma l’errore si riduce fino a diventare minimo durante il regno di Cheope, per poi tornare ad aumentare nei monumenti posteriori.

Secondo Haack, la causa che potrebbe spiegare questo fatto sorprendente sarebbe nella precessione, ovvero l’oscillazione dell’asse di rotazione della Terra. Un importante risultato, questo, che tuttavia non ha avuto rilievo perché Haack ha postulato che le piramidi fossero state orientate secondo il sorgere di alcune stelle, un metodo che però non si è dimostrato sufficientemente accurato.

Per questo motivo, il metodo che ha ottenuto più credito nella letteratura egittologica è quello proposto nel 1947 da I.E.S. Edwards. Innanzitutto bisogna fissare un orizzonte artificiale (per esempio un muro in pietra) per evitare i problemi causati dall’estinzione atmosferica (la perdita di luce di una stella quando attraversa l’atmosfera terrestre) e la rifrazione vicino all’orizzonte (il cambio di direzione della luce). Dopo di che è necessario selezionare una stella circumpolare, osservarla nel suo movimento notturno e segnare sull’orizzonte artificiale le posizioni del suo sorgere e tramontare, punti che ci indicherebbero esattamente la linea meridiana nord-sud. La presunta accuratezza di questo procedimento, che non è ancora stato testato sperimentalmente, è valso allo studioso il sostegno della comunità scientifica, anche se non ci sono prove della sua applicazione.

Questa era la situazione nel 2000 quando la storica di architettura Kate Spence riprese le idee di Haack avanzando una teoria che comprendeva il meglio delle precedenti: considerare il transito simultaneo di due stelle per il meridiano – nel momento in cui sono allineate in verticale – al fine di determinare la linea nord-sud. Spence osservò un paio di stelle sui lati opposti del polo: Mizar (nella costellazione del Meskhetyu, il nostro Carro) e Kochab (una stella dell’Orsa Minore). Il suo metodo propone una nuova cronologia per l’Antico Regno che si è rivelata errata, il che, sommato ad alcuni problemi tecnici quasi insormontabili, ha portato a mettere in discussione la teoria stessa.

Fonte: Juan Antonio Belmonte Avilés 13 maggio 2020, 07:00, Storica National Geografic

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